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Un mio piccolo sogno...

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Angel_Malaon
view post Posted on 30/5/2007, 18:11




Parto con il fatto che essendo sedicenne di fantasia ne ho da vendere e come tutti i ragazzi della mia età mi piacerebbe scrivere un libro fantasy....ebbene vi posto qua una bozza dei primi capitoli e guai a chi copia!!!criticate,consigliate,minacciate basta che mi dite che ne pensate...graziu


Shadow White
La fine dell’Alba

Prologo:
Salve, benvenuti nel regno di Erathia, luogo incantato popolato da innumerevoli creature: soltanto camminando per le vie della capitale è possibile incontrare gnomi, elfi, folletti, nani ed umani, anche se un tempo, tutte queste razze si combattevano, a causa degli incantesimi oscuri ed infernali utilizzati dai Krezert, le più malefiche creature mai esistite nel nostro mondo.
Questa razza, un tempo molto diffusa e potente nel nostro regno, fu rinnegata in un mondo a metà, tra il reale e il surreale e tra il vivente e il morto, dove sono stati rinchiusi sino ad oggi.
Scusatemi, non mi sono ancora presentato, sono “Il Narratore”, così soprannominato per le moltitudini di storie e leggende che amo raccontare: potrei raccontarvi di come Damroth il Nano sconfisse ben duecento orchi con le sue sole forze e la sua fidata ascia,Fretsa “Fendicarne”; oppure di come “I Sei” riuscirono a sconfiggere il più temibile guerriero del regno: Kratos, il re dei Krezert; ma vi annoierei a morte, quindi vi racconterò una semplice, se si può definire così, storia: la leggenda di Malaon.
Che l’avventura abbia inizio!

1° capitolo: L’incubo premonitore

Era una notte d’inverno e fuori, al tetro chiarore di una luna quasi spettrale, la neve scendeva a fiocchi; niente si muoveva nel piccolo paesino di campagna, ma in una camera da letto di una modesta casetta, la ragione di un giovane ragazzo era turbata da un incubo quasi reale.
Quel sogno, un incubo quasi reale che avrebbe disorientato qualsiasi persona, ma al quale Malaon non cedette.Si svegliò di colpo, stava sudando e respirava affannosamente, in cuor suo credeva che avesse vissuto realmente quel sogno, ma non era vera, era stato soltanto un brutto sogno; man mano che rimuginava sul sogno appena “vissuto”, Malaon si addormentò cullato dal dolce e soffice calore della coperta.
Erano quasi le nove, quando Malaon fu svegliato di soprassalto dal fratello maggiore , Irthil, con il quale quel fatidico giorno avrebbe iniziato l’Accademia, per apprendere la brutalità e la segretezza nell’uso delle armi da corpo, e allo stesso tempo la forza e la volontà che sono necessarie nell’utilizzo di qualsiasi magia.
Malaon era un ragazzo quindicenne, alto e robusto,aveva i capelli castani e gli occhi azzurri;suo fratello Irthil invece, aveva diciassette anni, era più alto di lui di ben una spanna, aveva lunghi capelli biondi e gli occhi verde smeraldo.
I caratteri dei due fratelli erano totalmente opposti, dove il più piccolo si sarebbe fermato a ragionare e osservare, il fratello maggiore si sarebbe buttato a capofitto nella situazione.
Era ormai mattina inoltrata, quando, dopo aver chiacchierato abbastanza, Malaon e Irthil scesero in cucina dove li aspettava l’ultima buona colazione preparata da loro madre:”Buon mattino”disse loro la madre,e i due salutarono a loro volta.
Dopo aver mangiato per colazione frittelle con marmellata e bevuto una tazza di cappuccino, i ragazzi salirono in camera a preparare le loro valigie; ma Malaon nel preparare la sua, ripensando ancora all’incubo, non si accorse di averla riempita troppo, la quale cadde a terra con un sonoro tonfo che fece incuriosire il fratello:”Cosa c’è che ti turba fratellino?”chiese Irthil,: “Niente che ti riguardi”rispose, ma il fratello lo conosceva fin troppo bene e continuò a fare domande fino a quando, alle rese Malaon non confessò:”L’altra notte ho fatto un incubo,era notte e io giravo per le strade della capitale, quando all’improvviso mi sento osservato;ma mano a mano che continuo a camminare questa sensazione muta, e sento di essere inseguito.Lascio cadere i miei bagagli e comincio a correre, svolto a destra e poi a sinistra, vado sempre dritto fino a che non arrivo ad un incrocio e prendo la strada di sinistra; corro e corro senza mai fermarmi, ma ad un certo punto arrivo ad un vicolo cieco. I miei inseguitori svoltano l’angolo e mi trovano, ma per le scarse conoscenze che ho riguardanti le creature che popolano il nostro regno,riesco a capire che non sono né umani né elfi né nani, sembrano per lo più spettri che non possiedono la solita trasparenza di tutti i fantasmi, ma sono formati da oscurità.
Sento che per me è ormai finita, ma tutto ad un tratto…… e a questo punto mi sveglio; ma quel sogno sembrava così reale e comunque per me non è un semplice incubo, ma qualcosa di più, sembra quasi che voglia darmi delle informazioni e dirmi delle cose, come per esempio di non partire o di restare comunque lontano dalla capitale”;”Ma dai non essere così stupido,secondo te un incubo, o meglio, un brutto sogno, creerebbe dentro di te un’ansia e una paura così terribile?”.
Malaon non rispose e ricominciò a mettere nella valigia tutti gli indumenti, gli oggetti ed i libri che con così tanta fatica aveva ammucchiato per ben due volte.
Era ormai mezzogiorno e il sole rifletteva i suoi raggi su quell’immensa distesa di neve, quando bussarono alla porta e i due ragazzi corsero di sotto con le loro valigie pronti per quell’avventura che li avrebbe formati nel corpo e nella mente.
Dopo aver salutato la madre piangente di tristezza ma allo stesso tempo piena di orgoglio e gioia, lasciarono la loro casa natia e salirono sul carro che li avrebbe portati ai cancelli della capitale.
Sistemati i bagagli e trovato un posto a sedere, i ragazzi continuarono a discutere sull’incubo di Malaon fino a quando entrambi si addormentarono uno appoggiato all’altro.
Mano a mano che il pomeriggio passava e la notte s’inoltrava, il carro, sempre più pieno di ragazzi, si avvicinava sempre di più alla sua metà, e una candida neve cominciava a scendere e ricoprire nuovamente il paesaggio di bianco.
Era ormai passata mezzanotte quando il carro si fermò e i ragazzi, già svegli da qualche ora, preserò i loro bagagli e scesero dal carro. Faceva molto freddo e i ragazzi si radunarono vicini tra di loro, per farsi un po’ di caldo,ma appena si furono abituati al freddo e al buio, cominciarono ad ammirare il territorio: davanti a loro si ergevano alte mura di pietra, sulle quali ad intervalli regolari di cinquanta metri si potevano ammirare alte torri di osservazioni, con alla sommità catapulte e baliste; ma la cosa che colpiva di più era l’enorme cancello in ferro che occupava quasi per intero la loro visuale.
Ad un certo punto, i cancelli si aprirono così che i ragazzi potessero entrare in città. Anche se essi avessero mai potuto vedere delle città nella loro vita, la cosa che differenziava la capitale da tutti gli altri importanti centri del regno era, che gli edifici di quest’ultima erano tutti ornati da capitelli e archi, nonché da merlature e immagini magnifiche scolpite nella pietra che formava questi edifici architettonici; i ragazzi ne erano stupiti, in quanto nei piccoli paesi da cui provenivano si potevano ammirare così belle ornamenta architettoniche soltanto nella cattedrale del paese.
La cosa che colpiva maggiormente Malaon erano le spesse porte in legno rinforzate con placche di ferro; per esso sembrava strano che una così protetta città dovesse avere delle protezioni perfino tra le mura domestiche.
Comunque rimane il fatto che il giovane ragazzo non rimuginò molto sul dubbio, perché aveva una grande voglia di riscaldarsi sotto una coperta al chiuso a causa del freddo pungente che tormentava il giovane gruppo molto più di qualsiasi cosa.
Fatti i convenevoli, le guardie di turno diedero ai ragazzi indicazioni per raggiungere i loro rispettivi ostelli e pub che li avrebbero accolti durante la notte.
Malaon e Irthil ricevettero scarse indicazioni da una guardia un po’ ubriaca la quale, dal discorso che tenne con i due ragazzi, disse loro di prendere una delle strade principali, svoltare a destra ,poi a sinistra e proseguire dritto fino al ponte che collegava la periferia con il centro amministrativo della città.
I due fratelli, di loro natura, non si scoraggiarono e decisero di cercare da soli l’ostello che li avrebbe ospitati.Cominciarono a camminare per le vie cittadine, ma tutto ad un tratto,come nell’incubo di Malaon, si sentirono osservati e quindi affrettarono il passo; ma mano a mano che il tempo passava e i due ragazzi cominciavano a stancarsi di girare a vuoto per la città, il loro timore di essere osservati si tramutò ed i due cominciarono a credere di essere inseguiti.Cominciarono a correre senza pensare ai loro bagagli,che lasciarono cadere non appena cedettero di essere inseguiti, continuarono a correre, svoltando a destra, poi a sinistra, poi prendendo una strada che andava a finire in un incrocio che, se fosse stato visitato di giorno, sarebbe stato sembrato caotico.
La loro corsa li portò ad un vicolo cieco, dove non poterono aspettare altro che i loro inseguitori; si fermarono e presero fiato, che piano a piano diventava sempre più gelido,come se la notte si stesse portando via la loro anima.
I loro inseguitori li avevano raggiunti ma non sembravano umani,proprio come nel sogno di Malaon,erano spettri ma del colore dell’oscurità;Irthil ad un certo punto esclamò:”Malaon corri, cerca di chiedere aiuto a qualcuno mentre io li terrò occupati”, ma proprio nel momento in cui Malaon stava ricominciando a correre e Irthil iniziava a caricare, una figura misteriosa alle spalle degli spettri,pronunciò qualcosa di incomprensibile alle orecchie dei due fratelli, la quale fece comparire un raggio di luce che fece scappare via le orrende creature che volevano attaccare i ragazzi.
La persona incappucciata disse solo una cosa ai fratelli:”Seguitemi in fretta”.
Malaon e Irthil non sapevano chi fosse la persona che li aveva salvati, ma la seguirono lo stesso; ripercorsero vie dalle quali erano già passati, ma non si fermarono.Arrivarono ad una porta che si aprì non appena il loro salvatore bussò.
Entrarono con sicurezza nella casa senza pensarci due volte e, non appena si calmarono le acque la misteriosa persona si tolse il cappuccio e svelò la sua identità:aveva i capelli biondi,occhi verdi e un volto magnifico;ma in particolare aveva due orecchie a punta.
“Finalmente possiamo parlare con calma,ma prima mi presento,il mio nome è Ilvias e sono un elfa;ma è meglio che andiamo a parlare in salotto dove ci aspetta mio padre, il quale potrà spiegarvi meglio il motivo per il quale vi ho salvato”.
I due fratelli erano colpiti dalla pura bellezza dell’elfa,ma furono affascinati anche dalla bellezza della casa:dall’esterno li era parsa una comune casa di città ma dall’interno era tutto diverso;le travi di legno erano tagliate molto finemente e recavano incisioni stupende,la pareti d’un bianco irradiante di vitalità,ma soprattutto la vastità ed eleganza di ogni singola stanza.
Arrivati in salotto videro il padre di Ilvias,Haltimor,come si presentò lui stesso:”Benvenuti nella mia dimora Malaon e Irthil,io sono Haltimor; come posso scusarmi del danno che vi ho arrecato?Ma prima che possiate parlare, vi spiegherò la storia dall’inizio;è da quasi una settimana che vi osservo,tramite mia figlia,ed è per questo che vi ho salvato;perché dovete sapere che le creature che vi hanno attaccato erano Krezert,spettri che odiano la luce e distruggono qualsiasi cosa che la emani,ed hanno visto in voi una grandissima fonte di luce, perché altrimenti non vi avrebbero attaccato in gruppo.
È per questo motivo che ti ho fatto fare quel sogno,Malaon;ero sicuro che avresti capito il motivo di un sogno così reale, ed eccoci qui riuniti sani e salvi.E’ tardi ed è ora che andiate a letto.La notte è consigliera. Buonanotte” e così Ilvias mostrò le rispettive stanze ai due fratelli che quella notte,come scoprirete in seguito, dormirono divinamente.
L’alba arrivò presto seguita da uno splendido sole che svegliò i due ragazzi con dolcezza;scese le scale trovarono Ilvias in cucina che stava preparando la colazione,ma non videro Haltimor:”Buongiorno Ilvias ,dov’è tuo padre?”chiese Malaon; ella rispose:” E’ già uscito ma non preoccupatevi,stamattina vi mostrerò io la città. A proposito,come avete dormito questa notte?” i due fratelli risposero in coro:”Molto bene,grazie.”
Quella mattina i due fratelli mangiarono uova al bacon squisite, plum cake estremamente soffici e bevvero del latte e un succo d’arancia veramente saporiti.
Dopo aver finito di fare la colazione,aver sparecchiato ed essersi lavati e cambiati,uscirono con una voglia enorme di visitare la città.
“Allora, oggi vi farò vedere molte cose,delle quali la più interessante sarà l’ultima ma che non vedrete prima di mezzogiorno”disse Ilvias;”Da dove si comincia?”chiese Irthil.
“Cominceremo col visitare la piazza e poi tutti i borghetti dove potrete comprare l’indispensabile per iniziare al meglio l’Accademia, e non preoccupatevi dei soldi,mio padre me ne ha dati parecchi divisi in tre sacchetti;perché dovete sapere che anch’io comincerò gli studi quest’anno e ho intenzione di diventare o druido o ranger,perché mi piace molto stare a contatto con la natura e con gli animali.Da come potete capire è essere un elfo che mi lega così tanto alla natura. E invece voi due cosa volete diventare?”;Malaon rispose:”Io ho intenzione di diventare un chierico,anche se non conosco le varie divinità,mentre mio fratello…..”.
“Scusa fratellino,posso dire io cosa ho intenzione di diventare. Ilvias prima di tutto devi sapere che mio fratello è un testardo, quindi non lo devi mai contraddirlo,invece per la classe che voglio scegliere è quella di guerriero o di paladino .”, chiarì Irthil.
“Dunque sembra che noi tre teniamo molto al prossimo,perché dovete sapere che la classe che uno sceglie rispecchia il suo io interiore.”
“Basta con queste smancerie,”interruppe Malaon ;”non sono uscito di casa solo per parlare,altrimenti me ne sarei stato comodo a letto,ma per osservare la città.”
“Calmati fratellino,di solito sono io quello che si arrabbia per una stupidata, mentre oggi sei tu quello suscettibile;siamo venuti qui in città per svolgere un compito specifico,studiare, e verrà il tempo di essere seri,ma oggi dobbiamo divertirci .”esclamò Irthil.
“Siccome l’aria sta diventando incandescente”,disse Ilvias;”direi che è meglio partire con la prima meta di oggi:la piazza;anche se senza volerlo ci siamo appena arrivati.”
I due fratelli rimasero sbalorditi dall’immensità della piazza,era enorme,e c’era così tanta gente,così tanti mercatini e così tante facce nuove:in un angolo si poteva vedere un gruppo di turisti che ammiravano la chiesa del dio Maharl,divinità della giustizia;in un altro punto della piazza c’erano dei bambini che giocavano tranquillamente, ma la cosa che colpiva di più era la gigantesca statua posta nel centro.
“Questa”,interruppe Ilvias,”è la statua del fondatore e protettore della città sin da tempi remoti,Rodomel,ritenuto da alcuni perfino migliore di una divinità.E’ per questo che la Capitale si chiama così anche se è stata fondata da una persona,perché molto tempo fa dei cittadini della città,che si facevano spacciare per diretti discendenti di Rodomel, volevano dare alla città il nome del suo fondatore;ma la chiesa non era d’accordo, perché i preti delle divinità a cui sono dedicati i duomi della città volevano che il nome venisse scelto in base al volere divino;a causa di ciò scoppiò una faida tra le due fazioni che durò per molti anni,ma quando ormai la città sembrava perduta per sempre apparve una figura misteriosa che donò ai capi dei due gruppi in lotta una pergamena sul quale c’era scritto soltanto una cosa:Il nome della Capitale e poi svanì;allora fu riunito un consiglio di anziani che cercò di decifrare il significato delle parole scritte sulla pergamena, ma non ci riuscì ed allora decise che il nome della città più importante del regno sarebbe stata Capitale così non ci sarebbero state più inutili guerre per decidere una cosa insignificante .Così si conclude la storia della fondazione della città.”
“E’ impressionante!”esclamarono i due fratelli in coro.La statua era scolpita nei minimi particolari così che sembrava una persona reale,ma l’unica cosa che non ingannava lo sguardo erano le due gemme incastonate al posto degli occhi.
“Mi sono scordato di dirvi”continuò la ragazza”che la leggenda narra anche che le due gemme incastonate nella statua fossero state donate a Rodomel dalla dea-regina Undiana per aver fondato una città che rispecchiava la sua bellezza;avendo avuto un contatto con la dea più bella in assoluto, Rodomel incastonò le gemme nella sua lama e nel suo scudo che portava sempre con sé e gli diede i nomi in elfico di “Rauta e Denarian”, rispettivamente “Morte ancestrale” e “Bellezza devastante” in lingua umana,due nomi che rispecchiano perfettamente la potenza e magnificenza della dea.”
“Che storia incredibile”,arrivò da dietro i ragazzi,”perfino io resto affascinato da come racconta le leggende Ilvias”.Era Haltimor e stava venendo verso i ragazzi con varie borse piene di libri a mezz’aria che lo seguivano.
“Ciao papà”esclamò Ilvias,che non sembrava affatto sbalordita a vedere delle borse svolazzare di qua e di là,al contrario dei due fratelli che erano rimasti a bocca spalancata.
“Non spaventatevi”cominciò egli”la magia è concessa in città ma solo a scopo di aiuto;e poi questi libri sono vostri, per cominciare l’Accademia”;”Ma saranno almeno una centinaia”esclamò Irthil.
“Per la precisione sono novantanove “,corresse Haltimor,”e poi vanno divisi per tre:trentatre a testa, siccome siete nello stesso gruppo di studio.”
“COSA?!”esclamarono i tre ragazzi contemporaneamente.
“Speravo di farvi un favore ad andare a prenderveli personalmente,siccome sono uscito presto da lavoro, e poi mi hanno fatto anche un bello sconto.”
“Scusi dove lavora,signor Haltimor?”chiese Malaon;
“Per prima cosa datemi del tu,siccome vivrete da noi per un bel po’ di tempo,mentre per il luogo in cui lavoro lo vedrete tra poco,in quanto sarà l’edificio più interessante che vedrete in tutta la giornata.”
Cominciarono ad incamminarsi prendendo la strada ad est della piazza,e passando per altre strade più o meno larghe nelle quali vi erano molte botteghe,armerie,fonderie,librerie e molti altri negozi, arrivarono in grande piazzale dove vi era un edificio gigantesco,che sarà stato alto all’in circa quindici metri e avrà poggiato la sue fondamenta su una superficie che si estendeva per cinque chilometri quadrati.
“Eccoci qua”,cominciò Haltimor,”questa è l’Accademia, ed è l’edificio in cui lavoro.”
“Dovete sapere che mio padre insegna qui, ed è ritenuto il migliore professore di questa scuola”,interruppe Ilvias,”ed io e voi due avremo l’onore di assistere alle sue lezioni di magia,che sia essa nera,rossa o bianca, e potremo ammirare i segreti più oscuri della vita.”
“Non ci credo,non è possibile,lei è il professore Undolorien!La conosco perché ho letto di lei su alcuni libri antichi che avevamo in casa che parlavano delle sue avventure da giovane,di come salvò con i suoi compagni di viaggio una città dal saccheggio di un gruppo di orchi,di come impedì l’apertura del mondo dei morti, di come…… “;”Ti stai sbagliando”,lo interruppe Haltimor,”la persona di cui stai parlando non sono io, ma mio padre, che perì con i suoi compagni per salvare il nostro mondo dalla distruzione assicurata. Impedì l’apertura della porta del mondo degli Inferi ma dovette sacrificare la propria vita e quella dei suoi compagni per riuscire nell’impresa.Ma non voglio farvi annoiare con le storie della mia famiglia,andiamo a mangiare qualcosa e poi sarà meglio tornare a casa siccome domani sarà una lunga giornata per tutti.”I tre ragazzi annuirono.
Quando tornarono a casa erano già le cinque inoltrate ed erano tutti stanchi. Haltimor andò nel suo studio e vi rimase per un’ora,mentre i tre ragazzi si misero in salotto ad osservare i loro nuovi libri e manuali. Malon parlò per primo:”Alchimia,incantesimi,potere spirituale,punti deboli,armi e armature, non ci sto capendo niente!”,Ilvias gli rispose:”E’ perché non ci sei abituato,prendi per esempio me,vedo ogni giorno mio padre fare incantesimi è normale che agli inizi non ci capissi niente,poi con il tempo e la pratica ho imparato qualche trucchetto magico e mio padre ci ha messo un po’ di suo insegnandomi qualche incantesimo di difesa e offesa nel caso mi fossi messa nei guai.”Irthil s’intromise:”Per me non fa la differenza,basta che riesca ad imparare qualcosa e poi il gioco è fatto.”
Il tempo passò mentre i tre ragazzi continuavano ad immaginare cosa gli sarebbe accaduto all’Accademia,alle nuove conoscenze che avrebbero fatto e alle cose che avrebbero imparato;arrivò l’ora di cena e Haltimor uscì dal suo studio e si diresse verso la cucina quando notò che i tre giovani ragazzi avevano già apparecchiato e preparato la cena.
Dopo il pasto, andarono tutti e quattro in salotto,dove Haltimor cominciò a spiegare ai ragazzi le regole che vigevano all’Accademia.Il tempo passò velocemente ed erano quasi le undici quando i tre ragazzi andarono a dormire.


2° capitolo:Il primo di lunghi giorni

Erano già le otto del mattino quando i due fratelli furono svegliati da Haltimor:”Forza ragazzi,è l’inizio di un lungo giorno quindi alzatevi e venite di sotto a far colazione”.
Ilvias era già pronta e aveva già fatto colazione quando i due si sedettero a tavola:”Pigroni muovetevi se non volete fare tardi già il primo giorno;io mi sono alzata alle sette e come potete vedere sono pronta”;”Cosa?!Alle sette?”domandarono in coro i due ragazzi.
“Dovete sapere che qui in città se vi svegliate tardi avete già perso del tempo,non siamo mica in campagna,e dovrete abituarvici a questo ritmi frenetici.”
“Non ne posso già più”esclamò Malaon,”Su dai fratellino,con il tempo ti ci abituerai”intervenne Irthil.
Mangiarono in fretta e furia e si vestirono velocemente,per essere già in strada solo quindici minuti dopo dal loro risveglio.
Era il caos per i due ragazzi:gente che veniva e andava da tutte le parti,persone che parlavano ad alt voce,bambini che giocavano amichevolmente e,la cosa che diede all’occhio in maggior modo ai due ragazzi,il gran numero di loro coetanei che andavano nella loro stessa direzione.
“Ci sarà da divertirsi” esclamavano alcuni,”Ma ce la faremo?”dicevano invece altri.
Ilvias cominciò a parlare per prima:”Malaon,Irthil, dovrete fare attenzione a non perdervi con tutta questa folla e state attenti alle vostre tasche,se non volete che vi venga rubato qualcosa”;”In che senso?”esclamò Malaon .
Parlando sulle cose da fare e non, i ragazzi ,guidati da Haltimor che ogni tanto si fermava a salutare qualche conoscente,arrivarono al piazzale dell’Accademia:qui, vi era raggruppata un enorme folla di ragazzi che aspettavano impazienti l’apertura dei cancelli.Al di là delle porte,un gruppo di insegnanti aspettava il rintocco della campana per aprire ai ragazzi.
Molti genitori salutavano i propri figli, mentre altri li avvertivano di non andare subito a cacciarsi nei guai.
Erano tutti impazienti quando finalmente la campana rintoccò e i cancelli si aprirono:tutti i ragazzi si riversarono nella struttura e pian piano la piazza si svuotò.
Malaon,Ilvias e Irthil tenendosi per la maglia,furono tra i primi ad entrare e ad essere colpiti dalla bellezza degli interni dell’Accademia:archi finemente realizzati,statue in marmo di ogni tipo e volte,porte e qualsiasi cosa che possa abbellire una scuola realizzate da mastri artigiani bravi nel loro lavoro.
Sul corridoio principale,appesa al muro, c’era una grossa bacheca sulla quale erano riportati i nomi degli alunni e le loro rispettive classi.
Stranamente,Malaon,Ilvias e Irhtil erano nella stessa classe,1H, erano collocati nell’aula 35, ed il loro primo insegnante sarebbe stato Haltimor, che in quel momento era dietro di loro, e non meravigliato dal fatto che avrebbe avuto la classe in cui erano i tre ragazzi,disse ai tre ragazzi:”Seguitemi,e per piacere qui dentro sono Signor Undolorien,o semplicemente professore Undolorien.”
I tre ragazzi annuirono e seguirono Haltimor per un susseguirsi di corridoi che pareva non finissero più. Haltimor allora si fermò ed invitò i tre ad entrare in un aula in cui erano già presenti alcuni ragazzi:in un angolo, c’era un elfa,di carnagione chiara,alta,magra,con capelli lunghi,neri e lisci e occhi verdi,portava un vestito senza maniche e scollato,ma con folta pelliccia intorno alla scollatura;nell’altro angolo,due ragazzi,che parevano mezz’elfi stavano parlando tra di loro,uno era alto e magro,con occhi castani scuro e capelli lunghi e argentei portava un lungo mantello nero,un armatura e una cinta di cuoio, anch’essi neri,mentre l’altro un po’ più alto e anch’esso magro,aveva i capelli castani lunghi,due occhi castani intenso e come il suo amico portava un lungo mantello nero e l’armatura di cuoio e la cinta;nel centro,due amici stavano giocando tra di loro: uno dei due era un elfo,aveva dei capelli castani e lisci,era alto, aveva due occhi anch’essi castani ed era vestito con abiti da viaggio elfici,erano leggeri e facevano caldo quando si aveva freddo,aveva anche un paio di stivali di cuoio,come tutti i presenti;l’amico era umano,un po’ più basso dell’altro e di corporatura normale,aveva i capelli biondi e ricci,due occhi celesti e vestiva in modo normale,portava una maglia a maniche corte,dei pantaloni abbastanza lunghi e anch’egli aveva una cinta e degli stivali di cuoio.
In disparte un ragazzo osservava i suoi nuovi compagni con indifferenza,egli era di statura regolare,aveva un corpo snello ma resistente,capelli neri e ricci,e occhi castani.Portava vestiti più alla moda rispetto agli altri,che se sembravano comodi anche per i viaggi lunghi,aveva una cinta alla vita e stivali di cuoio marroni;infine,altri due ragazzi umani,che parevano più furbi rispetto al resto della classe,erano appoggiati al vetro della finestra ad ammirare il complesso dell’Accademia;portavano dei vestiti da viandante,anche se parevano comodi.Avevano i capelli,uno corti e neri, mentre l’altro biondi;il primo era abbastanza alto anche se più basso del secondo di qualche centimetro,entrambi avevano corpi snelli ed avevano gli occhi rispettivamente castani e verdi.
Tutti i ragazzi si alzarono in piedi quando Haltimor entrò in classe.
“Buongiorno ragazzi”disse Haltimor,”Buongiorno signor Undolorien”risposero i ragazzi;”Prima di tutto cominciamo con il presentarci,io sono il professor Undolorien come quasi tutti sapete”continuò Haltimor,”e voi?Ne conosco soltanto tre di voi…..e gli altri?Cominciamo dal fondo”.
“Io mi chiamo Naori,sono un’elfa delle nevi e ho intenzione di diventare un druido”disse la ragazza,poi continuarono in ordine:”Io sono Seph,mezz’elfo e voglio diventare bardo,mentre…”,”Scusa ma posso continuare io fratello:io sono Taras e mezz’elfo come Seph,ma voglio diventare un guerriero”.
“Complimenti per le vostre scelte,ma c’è ancora tempo per scegliere;su su continuiamo….”;”Io mi sono Mantra,elfo dei boschi e ho intenzione di diventare evocatore .”disse uno dei due ragazzi al centro. ”Io sono Lex,sono umano e voglio imparare i segreti della magia arcana .”disse l’altro.
“Finalmente qualcuno che vuole studiare il mio ramo”interruppe Haltimor esplodendo di gioia,”Scusate per l’interruzione,continuate pure .”;”Il mio nome è Aerdna,sono un umano e ho intenzione di diventare paladino.”disse il ragazzo solitario.
“Noi siamo Agdin e Meledict,siamo umani e vogliamo diventare ladro e ranger”.
“Ok,abbiamo finito in quanto conosco già Malaon,Ilvias e Irthil.Ho in mente per voi delle cose stupende da insegnarvi,ma come prima cosa mi hanno detto di portarvi nell’ala dell’armeria per vedere come ve la cavate con le armi.”detto questo,Haltimor uscì dall’aula seguito dai ragazzi.
Attraversarono corridoi lunghissimi, per poi uscire allo scoperto in un prato vastissimo sul quale vi stavano camminando altre comitive di ragazzi guidate da vari professori.
Camminarono all’aria aperta per un paio di minuti in silenzio,fino a quando Haltimor non si fermò davanti ad una struttura grandissima, però sempre più piccola dell’edificio principale dell’Accademia .”Questa – iniziò Haltimor – è l’armeria; in questo luogo passerete la gran parte del primo trimestre;qui imparerete a combattere,sia a mani nude che con armi.Ma non aspettiamo oltre,entriamo.”
L’edificio era molto più rozzo rispetto alle altre strutture,anche se comunque aveva il suo fascino: armi appese su ogni muro,piccole arene nel quale ci si poteva sfidare,manichini con i quali ci si poteva allenare e bersagli da poter colpire con tiri con l’arco.
“Benvenuti giovani allievi – disse un signore abbastanza corpulento ed alto – io sono il professor Ditnaren e sono il supervisore di questo edificio;vi insegnerò le arti del combattimento con il quale potrete difendervi dai pericoli che infestano il nostro paese.Ma non voglio annoiarvi quindi cominciamo subito: scegliete un’arma,anzi la vostra arma,colei che dovrete sempre portare con voi per tutti gli anni che passerete qui.Bene cominciate a vedere cosa vi interessa, c’è una scelta enorme di armi, si va dalle spade e dagli stocchi,alle mazze e ai morning star,dagli archi e balestre,ai bastoni e alle alabarde. Scegliete pure.
“Io prendo questo spadone” interruppe Taras; “Io ho deciso – disse Irthil – prendo questa ascia a doppia lama”;”Io – cominciò Agdin – sono indeciso se prendere uno spadino o due pugnali elfici…vada per lo spadino”.
E poi continuò così fino a quando tutti i ragazzi non scelsero la loro arma: Naori prese un bastone ferrato; Meledict un arco corto e una spada a doppia lama; Seph una spada lunghissima, che soprannominò Masamune; Mantra scelse un pugnale e una piccola balestra;Aerdna scelse uno spadone a due mani;Lex scelse una scimitarra; Ilvias decise che le sarebbe toccata una lancia magnifica, mentre Malaon scelse due lame elfiche di ottima fattura.
“Bene ora che avete scelto le vostre armi,vi parlo del regolamento alle quali sono assoggettate – iniziò a parlare Ditnaren – allora le armi rimarranno sempre in questo luogo,sotto custodia,e non le maneggerete a meno che non vi dobbiate allenare o non dobbiate andare in missione;solo ai ragazzi del quarto anno è permesso di portarle sempre alla vita; per il resto non è obbligatorio saperlo per ora in quanto non siete ancora in quarta.
“Per oggi finiamo qui Albert – intervenne Haltimor – i ragazzi avranno voglia anche di sentire di parlare di magia e cultura. Grazie dell’accurata spiegazione ma adesso scusaci ma dobbiamo andare nell’edificio ovest.Ragazzi salutate il professore e seguitemi.”
“Arrivederci ragazzi e alla prossima volta”.
Non appena ebbero lasciato la struttura gli alunni cominciarono a discutere su chi avesse fatto la scelta migliore, ma colpì tutti l’affermazione, che in seguito si mostrerà esatta, che fece Ilvias: “Non è l’arma a fare il guerriero,ma il suo braccio”, ma colpì ancora di più,tanto che si misero a ridere perché credevano che si fosse bevuto il cervello, quella che fece Malaon: ”E non è la sua intelligenza a fare il mago,ma la sua purezza del cuore”.
Impiegarono qualche minuto a smettere di ridere,tutti a parte Ilvias e Haltimor,il quale con un solo gesto della mano fece tacere l’intero gruppo che si era avvicinato sempre di più agli edifici adibiti all’utilizzo della magia.
“Siamo quasi arrivati” disse Haltimor interrompendo il silenzio che si era abbattuto sul gruppo di ragazzi; “Scoprirete ben presto che la forza bruta non può nulla se si trova a confronto con una mente saggia ed acuta come quella di uno stregone”.
Il gruppo aveva finalmente raggiunto gli edifici nei quali venivano addestrati gli studenti nell’uso della magia e delle pratiche evocatorie; erano totalmente differenti come aspetto estetico dalle altre strutture,sia dell’Accademia,sia della città: erano edifici imponenti,ma lavorati con una precisione quasi divina,era tutto perfetto, di una bellezza unica, perfino le finestre erano tutte simmetriche tra loro,nulla era scalfito o deteriorato, tutto era al proprio posto.
“Bene ragazzi, siamo arrivati; non spaventatevi se vedrete cose che non avete mai visto,anche se sono certo che alcuni tra di voi hanno visto molto di più di una semplice magia d’invocazione o di offesa”e dicendo questo Haltimor rivolse lo sguardo verso Malaon e Irthil.
“Salve professor Undolorien, sono questi i nuovi arrivati di cui mi ha parlato prima?”
“Oh mio caro Curtis, allora hai scelto di diventare uno stregone, sono più che contento;altri tre anni ad insegnarti?!Sono al settimo cielo!Scusateci ragazzi, questo è un mio alunno, Curtis Von Fradestraid, figlio del comandante dei BloodEyes, truppe d’elité della nostra città; comunque credo che per ora non vi interessi più di tanto quindi continueremo al nostra visita”.
Il ragazzo che si mostrava ai loro occhi era abbastanza basso,magro,aveva i capelli castani a baschetto,pure gli occhi castani e aveva l’aria di aver vissuto molte avventure che gli avevano temprato lo spirito.
“Arrivederci professore, è sempre un piacere parlare con lei” disse Curtis “e arrivederci anche a voi ragazzi”.
“Curtis dicendo così mi fai arrossire” lo interruppe Haltimor; i ragazzi notarono un cambiamento di colore sul viso da elfo del professore.“ E’ ora che entriamo se non vogliamo fare tardi” e detto questo l’elfo invitò i ragazzi ad entrare nella struttura, salutando con un cenno di mano il giovane allievo.
“Finalmente,siamo arrivati:questo è l’edificio che preferisco,il mio ‘‘laboratorio’’,dove insegno ai ragazzi l’utilizzo della magia,una delle arti più potenti sulla nostra terra,seconda solo ai poteri del leggendario manakete bianco e del paladino angelico;bene siccome li ho tirati in ballo vi parlerò di questa leggenda:questa storia narra di due ragazzi,un mezzelfo ed un elfa, che scoprirono di essere diversi dalla gente comune,possedevano un qualcosa che non era permesso alle altre persone;lei, figlia di un elfo e di una manakete,un drago umanoide,ereditò dalla madre la capacità di mutare in drago,mentre dal padre ebbe in dono l’immortalità elfica; lui,invece, non conobbe mai i suoi genitori naturali, ma , non si sa come,ereditò un potere inimmaginabile, l’Unica Ala,si dice che questo potere sia perfino più temibile dell’ira di un dio,anche se,sempre secondo la leggenda,il ragazzo rinunciò a questo potere per salvare la ragazza e riceverne in cambio uno ancora più forte:l’amore…”;
“Tutte balle”interruppe Mantra”si sa che non c’è nulla si più potente della magia”
“Non dire assurdità Mantra” lo riprese Malaon,”si sa che la vera forza nasce dal cuore”;
Mantra in tono di sfida rispose:”Ah,lo credi veramente?Bene ti aspetto dopo qui davanti…vedremo chi ha ragione!”;
“Ma perché i maschi hanno in mente solo la guerra?E comunque smettetela, non siete più bambini di tre anni!”li ammonì Ilvias;
“Stanne fuori tu,solo perché sei la figlia del professore non vuol dire che hai i suoi stessi privilegi!”rispose il giovane elfo;
“Non mettere in mezzo né Ilvias né il signor Haltimor;accetto la sfida così vedremo chi è il più forte!”lo interruppe Malaon;
“Calmatevi ragazzi è solo una leggenda;credo che comunque per oggi possa bastare, ora siete liberi di girare per la città, ma dovreste essere di ritorno all’Accademia prima delle sette, non un minuto più tardi. La cena verrà servita alle otto e ognuno di noi avrà il proprio posto con il suo nome, e sulla sedia sarà presente una busta con le chiavi della vostra stanza. E ora andate”detto questo Haltimor si dileguò e i ragazzi si diressero verso l’uscita, delusi dal fatto di non aver potuto ammirare nemmeno un aula.
“Malaon aspetta” giunse da dietro; era Aerdna: “Non ti conosco bene ma dal poco che ho saputo sul tuo conto sei gamba, quindi se vuoi una mano basta chiedere, credo che quel Mantra non prometta nulla di buono”;
“Grazie Aerdna, ma me la so cavare, comunque sono sicuro che mi consoci fin troppo bene” rispose Malaon, mostrando un sorrisetto di sfida.
Il dialogo fu interrotto da una voce non troppo amichevole:” Ehi Malaon! Io ti sto aspettando!” i ragazzi si voltarono e videro Mantra, Lex e il resto maschile della classe;
“Mantra , non scherzare col fuoco, mio fratello te le dà come quando vuole” lo avvertì Irthil; intanto le tre ragazze, che rimasero mute fino quel momento parlarono:” Ilvias vieni via, andiamoci a fare un giro” e detto questo presero l’elfa per un braccio, la quale oppose resistenza e rimase immobile a vedere l’evolversi della situazione.
“Ti ho già detto di starne fuori ragazzina” la ammonì Mantra;
“Non usare quel tono di voce con lei se non vuoi avere rogne” disse in tono crudo Malaon.
“Quindi accetti la sfida?Bene, anche s





Scusate per gli errori e la parte finale tagliata....

Edited by Angel_Malaon - 31/5/2007, 14:20
 
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Ilvias
view post Posted on 30/5/2007, 19:47




OOOOH... anke se l'ho letto ormai 3 volte ha sempre il suo fascino... ma c'e sempre lo stesso errore...ripeti troppo spesso la forma delle frasi...
 
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Angel_Malaon
view post Posted on 31/5/2007, 13:19




Lo so...ma è solo una bozza che pian piano si evolve durante le ore di scuola...(basta prendere un blocco per gli appunti,una penna e la fantasia e il gioco è fatto!!!)Ciò che faccio io durante le ore più pese insomma.... ;-)
 
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2 replies since 30/5/2007, 18:10   75 views
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